| *rullo di tamburi* Ohi Kamichama Barby, nonostante la sborina ho copletato il 4 capitolo. dato k sn stanca morta, nn vi sorprendete se ho ftt k i personaggi capiscono tt al volo, nn mi andava di scrivere tpp dialoghi ma ci tenevo a terminarlo x voi. In compenso ci sn mlt descrizioniii
eccoci
BRUTTE SORPRESE
Inuyasha era inquieto. Ormai il sole era tramontato da un pezzo e di Kagome neanche l’ombra. Anche i suoi compagni erano preoccupati. Shippo passeggiava ansiosamente avanti e indietro, affondando le sue zampette nell’erba soffice, bagnata dalle gocce di pioggia che ancora scendeva lentamente. Kirara seguiva i suoi movimenti con i piccoli occhi dolci, accucciata sulle gambe di Sango che sedeva su un tronco d’albero sradicato con lo sguardo preoccupato. Miroku era accanto a lei e osservava la strada che portava al lago, non facevano altro da ore. -Basta non ne posso più!- Inuyasha scattò in piedi -La vado a cercare!- Sango alzò lo sguardo –Sì forse hai ragione Inuyasha. Si è fatto tardi, potrebbe esserle successo qualcosa!- sussurrò con voce apprensiva. Miroku annuì silenziosamente, anche lui era preoccupato, avvertiva una strana aura maligna nei dintorni. -Anche se…- rifletté il monaco. No, non poteva essere. Anche se per un attimo era sicuro di aver avvertito l’ aura spirituale di Kikyo ma come era possibile che lei fossi lì. Scrutò gli alberi intorno con gli immensi occhi blu mentre un senso di inquietudine s’impadroniva di lui. Accidenti che giornata. Ma la voce frettolosa di Inuyasha interruppe i suoi pensieri prima che potesse arrivare ad una qualsiasi spiegazione logica. -Shippo dov’era Kagome l’ultima volta che l’hai vista?- chiese il mezzo-demone. Il cucciolo di volpe si portò una mano alla testa –Quando sono andato da lei oggi pomeriggio era seduta sulla sponda del lago. Sembrava molto triste.. .Ehi, aspetta!- Ma non fece in tempo a finire la frase che Inuyasha sfrecciò giù per il sentiero, lo sguardo color ambra puntato verso l’orizzonte, ormai completamente oscurato dall’arrivo della notte. Corse a perdifiato, noncurante dei folti e umidi ciuffi argentei che gli ricadevano continuamente sul viso. Aveva un bruttissimo presentimento che divenne realtà quando arrivò nei pressi del lago. La pioggia aveva cancellato quasi del tutti gli odori eppure… Un leggero sentore ancora aleggiava nell’aria…Odore di morte e terra tombale: Kikyo. Inuyasha non aveva dubbi, lei era stata lì ed anche a lungo. Il disagio crebbe. Rallentò il passo. Era arrivato accanto una parete di roccia, e lì, nascosta da un enorme pilastro d’argilla, c’era una figura adagiata sul terreno. Il mezzo-demone sperò fino alla fine che non fosse chi temeva, ma quando i suoi occhi poterono osservare con chiarezza i capelli corvini riversati su un lato del viso, la bocca esangue appena socchiusa ed il viso, di solito di un bel colorito roseo, tinto di un inquietante color cenere non vi furono più dubbi: era Kagome. Inuyasha le si avvicinò, preoccupato. -Kagome! Kagome! Ti prego Kagome rispondi!- Ma la ragazza non accennava a muoversi, quasi fosse stata svuotata di ogni energia. Il ragazzo la prese delicatamente in braccio e fu allora che notò anche il taglio sanguinante sul lato nascosto del viso. Si guardò in torno e per terra, accanto alla sporgenza del muro, c’era qualcosa. Qualcosa a lui molto familiare. Una freccia sacra. Inuyasha spalancò gli occhi, ciò poteva voler dire una sola cosa: Kikyo era stata lì ed aveva incontrato Kagome. Ma cosa era successo? Perché Kagome ora era in quelle condizioni? Scrollò la testa non era quello il momento di porsi certe domande, doveva portare subito Kagome dalla vecchia Kaede. Cominciò a correre per l’ennesima volta, ma stavolta in direzione del villaggio e con lui corse anche la colte scura della notte, che si affrettò a ricoprire il cielo plumbeo, corsero le stelle ad illuminare il manto blu, nel vano tentativo di infondere almeno un po’ di speranza nei corpi distrutti di quei ragazzi. Ed Inuyasha corse, corse, non si fermò neanche un minuto, neanche un secondo. Arrivò alla radura dove i suoi amici l’attendevano impazienti. -Inuyasha!- Miroku tentò di fermare l’amico ma l’occhiata che lui gli riservò valse più di mille parole. Era successo qualcosa di grave. Il monaco corse a scrollare Sango, che si era assopita, da una spalla. -Presto Sango! Dobbiamo andare con Inuyasha- La ragazza capì al volo la situazione, afferrò l’Hiraikotsu e montò su Kirara. Miroku la seguì afferrando il povero Shippo per la coda. -Ehi Miroku ma che diavolo fai?- protestò il piccolo demone. Il ragazzo gli riassunse velocemente la situazione e quando ebbe finito il piccolo volto del cucciolo era una maschera di terrore. -Allora sbrighiamoci! Dobbiamo aiutare Kagome- Kirara spiccò il volo nel cielo notturno, le lingue di fuoco che le lambivano le zampe, gettavano ombre scure sulla sagoma del mezzo-demone che correva sul terreno sottostante. Arrivati al villaggio, il gruppo si precipitò immediatamente dalla vecchia Kaede. La donna, veduta Kagome in quelle condizioni, li fece entrare velocemente nella sua capanna e, una volta adagiata la ragazza sul letto di paglia morbida, pregò i due ragazzi di uscire. -Sango, tu rimani qui e dammi una mano- sussurrò dopo qualche momento. La sterminatrice annuì. Miroku e Inuyasha si sedettero sul prato antistante alla casa, il mezzo-demone era alquanto turbato. -E’ stata Kikyo vero?- La domanda del monaco lo spiazzò. Abbassò lo sguardo. -Sì, c’era il suo odore ovunque e ho anche trovato una freccia sacra…- Miroku volse lo sguardo davanti a sé. -Lo sospettavo- I grilli cantavano sereni quella sera e uno di loro saltellò allegramente su naso del monaco. Lui l’allontanò con la mano. -Perché pensi che l’abbia fatto?- chiese dopo una pausa. Inuyasha abbassò le palpebre –Non lo so, Miroku. Davvero…Non ne ho idea-
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